Borgo di Capodimonte
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Capodimonte, un tempo, era ai margini della città, uno dei villaggi esistenti prima che Napoli diventasse una metropoli. Se qualcuno avesse chiesto ad un napoletano del ‘700 dov’è il “Borgo di Capodimonte“, probabilmente, pochi avrebbero saputo rispondere.

Nulla di strano: prima della costruzione della Reggia, qui c’erano una decina di case che si concentravano attorno ad una chiesetta del 1500, costruita per dar conforto ai pochi contadini che si radunavano nella piazza di un paese che oggi neanche conosceremmo, se non lo avesse salvato la moda francese dei regnanti.

Capodimonte sembrava infatti destinato a rimanere un anonimo casale al di fuori di Napoli, finché Re Carlo di Borbone non costruì una gigantesca residenza con una tenuta di caccia, che diversi anni dopo sarebbe diventata il Bosco.
Il Re decise inoltre di stabilire in loco una delle fabbriche di porcellane più famose del mondo, portando il piccolo villaggio ad ospitare i migliori artigiani del Regno.
L’idea di possedere una “casa vacanze” vicino alla città era, infatti, una moda nata proprio a Parigi nel ‘700 che Napoli immediatamente adottò, come accadeva con tutte le mode francesi del tempo.

E, se Parigi non poteva godere di panorami così belli da sembrare quadri, Napoli con Capodimonte si regalò uno dei “villaggi vacanze” più belli del mondo intero: per rimanere vicino al Re, quasi tutte le famiglie nobiliari fecero costruire decine di ville lungo tutti i Colli Aminei, molte di queste ancora esistenti.

E così il Villaggio di Capodimonte diventò straniero in casa propria: nel via vai delle carrozze dei Borbone, di Napoleone, dei Savoia e di tutti i nobili, il Borgo rimaneva una piccola accozzaglia di casette attorno ad una chiesa, popolata ancora da umili lavoratori della terra ed artigiani che mal figuravano vicino ai magnifici regnanti che passavano per quelle strade di campagna.

Neanche la speculazione edilizia è riuscita a distruggere del tutto il Borgo: il terreno era così sconnesso ed impervio da far preferire la costruzione di edifici nei terreni dello Scudillo, oltre a devastare completamente i vicini villaggi di Marianella e San Rocco, che invece ebbero una brutta sorte. L’unica vera colata di cemento ci fu con la costruzione del Rione Lieti, alla destra dell’antico villaggio.

Un po’ come Villaggio Due Porte, il Borgo di Capodimonte è sopravvissuto e racconta ancora la sua antica ed umile storia.

-Federico Quagliuolo

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