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Il quartiere Chiaia è come un piccolo scrigno di tesori: Palazzo Mannajuolo è probabilmente uno dei più sorprendenti.

Non si vuole porre l’attenzione sui negozi tipici di quest’area della città, ma si parla soprattutto della ricchezza architettonica che la caratterizza. Si sa che il quartiere è nato a partire dal XVI secolo affinchè la città si espandesse al di fuori delle mura, ma è stato in un certo periodo storico che questa zona ha avuto uno sviluppo incredibile dal punto di vista architettonico. Perno centrale del quartiere è appunto Piazza Amedeo, dalla quale prese il nome il Rione omonimo che si sviluppò a partire dagli ultimi anni dell’Ottocento fino ai primi del Novecento.

Stile liberty

Durante questo periodo in tutta Europa si stavano espandendo i movimenti artistici d’avanguardia e fra questi prese piede, dal punto di vista architettonico, lo stile liberty. Lo stile liberty prende origini dall’Art Nouveau, termine coniato in Belgio dove fu utilizzato per la prima volta da Edmond Picard nel 1894 nella rivista belga “L’Art moderne” per qualificare la produzione artistica di Henry van de Velde.

E’ proprio lo stile Liberty a connotare nella maniera maggiormente caratteristica questa parte del quartiere Chiaia, dove per l’appunto si trovano bellissimi esempi di architettura floreale ed eclettica, propri di quel periodo. Da Piazza Amedeo se si guarda in alto verso il Corso Vittorio Emanuele ci si accorge che esiste uno stuolo di palazzi e palazzine dal gusto meravigliosamente esotico che si arrampicano per la collina. Questo è infatti il caso di Parco Grifeo, nel quale spicca per magnificenza il “Castello Aselmeyer”, opera del visionario architetto Lamont Young.

Ma torniamo al Rione Amedeo. Qui si stagliano alcune fra le più belle vie di tutta la città ed una di queste è senza dubbio Via dei Mille. E’ la via dello shopping di lusso per eccellenza, ma non è questa sua vocazione commerciale a suscitare interesse. C’è un edificio infatti che fa da scenografia architettonica a questa imponente via: Palazzo Mannajuolo. Senza ombra di dubbio uno degli esempi più riusciti di architettura liberty della nostra città.

Palazzo Mannajuolo fu eretto per volontà dell’Ingegnere omonimo, il quale affidò il progetto all’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata, al quale si devono la costruzione di molti palazzi della zona del Rione Amedeo, il quale si avvalse anche della collaborazione dell’ingegnere Gioacchino Mellucci. L’edificio venne costruito con quello che allora era il materiale più avveniristico, ovvero il calcestruzzo armato.

Scala di Palazzo mannajuolo
Palazzo Mannajuolo

I segreti di Palazzo Mannajuolo

Il palazzo custodisce comunque un meraviglioso segreto. Quando vi si accede si nota che vi sono due parti dell’edificio ed è nella parte sinistra, quella della facciata che dà su Via dei Mille, che ci si trova davanti ad uno spettacolo inaspettato. Stiamo parlando di una magnifica scala ellissoidale, creta con marmo a sbalzo e balaustre in ferro battuto. Questa scala è stata messa su con un delicatissimo montaggio progressivo; praticamente un gradino per volta vennero tutti quanti incastrati nel muro d’ambito. Termina contro un cielo affrescato sulla superficie dell’intradosso. Il sogno di ogni architetto è quello di progettare una scala che sia un vero e proprio “capolavoro” e si può tranquillamente affermare che questa lo sia. Unica nel suo genere, con le sue forme sinuose e con la luce che dall’ultimo piano viene filtrata dal suo occhio centrale, questa scala regala suggestioni uniche, ricche di armonia spaziale.

Un’altra piccola curiosità su questo palazzo è la presenza di una cupola che si vede da via dei Mille, la quale però cupola non è, essendo stata concepita proprio come un apparato scenografico. Difatti se si salgono le rampe retrostanti al palazzo ( rampe Brancaccio), si può notare come questa della cupola sia in realtà un semplice semi guscio di cemento , il quale però funziona perfettamente come fondale scenico per tutta l’urbanizzazione di questa parte di Rione.

Palazzo Mannajuolo anni '60
Palazzo Mannajuolo negli anni ’60, con la UPIM in primo piano

Altre curiosità

Ma questo non è tutto ciò che si deve sapere su questo edificio. Invece delle sale da tè, circa nel 1925, al piano terra venne creato quello che divenne uno dei perni centrali del teatro e del cinema napoletano, il cinema-teatro Kursaal. Qui il 21 dicembre del 1931 avvenne il debutto della ”Compagnia del Teatro Umoristico- I De Filippo” dei fratelli Eduardo, Peppino e Titina , che come ben si sa erano tutti figli illegittimi di Scarpetta (grandissimo autore di teatro napoletano). Fu proprio qui che avvenne la prima della commedia ”Natale in casa Cupiello” scritta apposta da Eduardo de Filippo per l’esordio del periodo di Natale 1931.

Sempre parlando di cinema e teatro, l’anno scorso proprio palazzo Mannajuolo ha fatto da set per l’ultimo lavoro del regista turco, naturalizzato italiano, Ferzan Ozpetek, che con la sua “Napoli velata” ha voluto omaggiare l’incredibile dualità di questa splendida e tormentata città.

E’ incredibile come parlando di architettura, di urbanistica e di città in generale poi si arrivi sempre a trovare una connessione con tutti gli altri tipi di arte. Ogni pietra delle nostre città racconta una storia ed è per questo che non bisogna fermarsi ad uno sguardo fugace, vale sempre la cena di cercare più a fondo, per trovare curiosità, aneddoti e storie che possono arricchire in positivo la nostra vita di tutti i giorni.

-Gaia Borrelli

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