sergianni caracciolo
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Sergianni Caracciolo: così era chiamato, alla corte del Regno di Napoli, nella prima metà del XIV secolo, Giovanni Caracciolo, rampollo della nobile famiglia napoletana che vanta tra le sue schiere alcuni dei personaggi  che hanno fatto la Storia della nostra città.

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Ritratto di Sergianni Caracciolo.

Sergianni fu proprio uno di questi personaggi: dietro le quinte oscure della corte di Napoli, con il suo carisma e la sua astuzia, riuscì ad impugnare le redini del Regno. sergianni caracciolo sergianni caracciolo
La vita di quest’incredibile uomo, infatti, si giocò tutta tra gli intrighi di potere e passione che avvolgevano la corte di Napoli durante il regno della regina Giovanna II.

Intorno alla figura di questa regina ruotano numerosissime leggende (come quella del coccodrillo del Maschio Angioino), tutte legate alla propensione della donna verso una vita lussuriosa e ricca di amanti.
Qualcosa che ha poco a che fare con le leggende, e molto con la verità, è proprio la sua discussa relazione con Giovanni Caracciolo.

La sagacia e il fascino di Sergianni, e le sue nobili origini, lo avevano portato a ricoprire cariche di altissimo livello a corte, come quella di Gran Conestabile e quella di Gran Siniscalco Reale.
A questi titoli, politici prima che meramente onorifici, si aggiunse nel corso del tempo una crescente ricchezza, che lo vide divenire proprietario di numerosi feudi nel napoletano.

Nel 1416, mentre era in corso una ribellione nobiliare contro Giacomo di Borbone, marito della regina, Sergianni e Giovanna divennero amanti. Non solo il nome avevano in comune: entrambi erano passionali, avidi di potere, furbi e senza scrupoli. Per questo il loro rapporto fu sin dall’inizio complicato e difficile.

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La regina Giovanna.

In Sergianni, dove finisse la passione per la giovane, bella regina e dove iniziasse la sete di potere non è cosa  semplice da stabilire. Nonostante fosse sposato con Caterina Filangieri, e da lei avesse avuto sei figli, l’uomo non riuscì mai a sfuggire all’orbita affascinante della regina e della corte di Napoli.

Il suo ascendente su Giovanna negli anni crebbe in maniera preoccupante. Tutti conoscono, infatti, la crisi dinastica e la guerra di successione che nacque dopo la morte della regina tra Luigi III d’Angiò e Alfonso V d’Aragona: ma pochi sanno che a crearne le basi, quando la regina era ancora in vita, contribuì anche l’ambigua figura di Sergianni.

Quando infatti il pontefice Martino V chiese sostegno alla regina per fortificare il suo esercito, Sergianni la  convinse a rifiutare: il papa, allora, si alleò con Luigi III d’Angiò, che aspirava al trono del Regno di Napoli.

Frattanto, Giovanna aveva adottato come erede al trono Alfonso V d’Aragona: ma i rapporti tra i due degenerarono così rapidamente, anche per via dell’onnipresente figura di Sergianni, che Alfonso arrivò ad assediare la città, e la regina e il suo amante furono costretti a fuggire ad Aversa, dove, con un cambio improvviso di direzione dato da Sergianni, la regina si decise a nominare erede proprio quel Luigi d’Angiò che le era prima nemico. sergianni caracciolo

Nonostante questi confusi passaggi di schieramento, i dieci anni che seguirono non videro la fine della carriera di Sergianni, anzi: a dispetto delle sue ambiguità, il rapporto erotico con la regina gli permise di accrescere ancora di più il suo potere. Giovanna gli affidò praticamente la gestione del Regno. Ma l’avidità di Sergianni cominciò a preoccupare i consiglieri della regina.

Fu così che, sotto la loro pressione, Giovanna si decise a troncare quella deleteria relazione nel modo più truce e – probabilmente – nell’unico modo possibile per liberarsi dalla morsa della passione: ordendo un complotto. La notte del 19 agosto 1432, nei bui corridoi di Castel Capuano, due sicari assalirono Sergianni e lo uccisero a pugnalate. La leggenda narra che Giovanna, a poche stanze dal luogo, restasse impassibile ad ascoltare le grida d’aiuto del suo amante. sergianni caracciolo

Oggi, nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, un sepolcro glorioso accoglie le ceneri, inermi e impotenti, dell’uomo che riuscì a tenere in pugno il Regno di Napoli.

Beatrice Morra 

Immagine in evidenza di Giorgia d’Emilio. 

 

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