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ruota degli esposti

 

Storie di difficoltà, storie di disperazione, storie di abbandono. Anime senza speranza si sono avvicendate in questo luogo, proprio per ritrovarla. Speranza riposta in una nuova vita, una vita che però non si può sostenere. E’ appunto qui che si lasciava andare questa vita, nell’anelito che potesse, un giorno, averne una decorosa: la ruota degli esposti.

Dalla notte dei tempi i neonati venivano spesso abbandonati, lasciati ad una triste sorte; erano molte le culture che consideravano legale l’infanticidio e l’abbandono. Solo con l’avvento del Cristianesimo vennero redatte le prime leggi per l’aiuto degli infanti abbandonati e delle famiglie più povere. Si dovrà però aspettare l’arrivo del Medioevo per quanto riguarda la nascita di enti dediti al soccorso dei bambini abbandonati. Il primo “brefotrofio” nacque in Italia, a Milano e fu istituito dall’arciprete Dateo. La pratica di abbandonare i bambini continuava però ad essere diffusissima, tanto è vero che presto la situazione divenne insostenibile. Si decise quindi di creare la cosiddetta “ruota”, per far si che questi neonati abbandonati potessero trovare delle cure.

Come funzionava questa ruota? La ruota era un meccanismo girevole di forma cilindrica, di norma fabbricato in legno, diviso in due parti chiuse da uno sportello: una verso l’interno ed un’altra verso l’esterno che, combaciando con una apertura nella parete, permetteva di collocare, senza essere visti dall’interno, gli esposti, i neonati abbandonati. Facendo girare la ruota, il bambino veniva posto nella parte interna dove, aperto lo sportello, lo si poteva prelevare.

La prima ruota degli esposti nacque in Francia, a Marsiglia, nel 1188, mentre poco dopo vennero istituite anche ad Aix en Provence e Tolone. In Italia la prima ruota fu creata da papa Innocenzo III, il quale, secondo la tradizione, era rimasto molto provato dalla vista di tre cadaveri di neonati, ripescati dal Tevere. Tale ruota fu istituita nel 1198, nell’ospedale di Santo Spirito in Sassia.

A Napoli una ruota degli esposti venne istituita dal 1600 nella Santa Casa dell’Annunziata, all’interno della Basilica della Santissima Annunziata Maggiore. La Basilica si trova nei pressi di Forcella, facente parte di un vasto complesso monumentale costituito in origine, oltre che dalla chiesa, da un ospedale, un convento, un ospizio per i trovatelli ed un “conservatorio” per le esposte. L’istituzione, dedicata alla cura dell’infanzia abbandonata, era patrocinata dalla Congregazione della Santissima Annunziata, fondata nel 1318. La congregazione crebbe sempre di più, dapprima sostenuta da Sancha D’Aragona, poi successivamente dalle famiglie nobili di Napoli.

Ancora oggi, a via dell’Annunziata a sinistra dell’arco cinquecentesco d’ingresso, è ancora possibile vedere la ruota, ovviamente non più in funzione, mentre gli ambienti interni sono stati restaurati e resi visitabili. Visitabile è in ogni caso tutto il complesso dell’Annunziata, il quale vanta origini trecentesche, ma successivamente rimaneggiato nel Cinquecento. A seguito di un incendio nel Settecento, il complesso fu ampliamente ristrutturato ad opera di Luigi Vanvitelli, il quale progettò anche un succorpo, per consentire le celebrazioni della messa durante i lavori. Un ambiente molto suggestivo, di pianta circolare, dove furono posizionate molte sculture che sopravvissero alle fiamme.

Napoli ha un legame particolare con questo luogo, proprio perché da qui trae origine il cognome più diffuso della città: Esposito. Grazie al ritrovamento di alcuni registri , si sa che il primo bambino a portare questo cognome è stato censito nel 1 gennaio 1623. Il suo nome era Fabrizio Esposito. Quelli come Fabrizio erano appunto i “figli della Madonna”, in quanto i genitori li “esponevano” alla misericordia di Maria. I bambini venivano lasciati spesso con addosso un foglio con su scritto i nomi dei genitori, o con un monile che li identificasse, nel caso in cui un giorno i genitori ne avessero richiamato la potestà.

La ruota di Napoli divenne la più famosa d’Italia, insieme a quella di Roma, e venne chiusa definitivamente nel 1875.

Ancora oggi , il 25 Marzo, molti di coloro che portano il cognome Esposito si ritrovano, davanti al complesso, per commemorare quella bontà cristiana che permise “ai figli d’anima dell’Annunziata di Napoli” di poter crescere, ma soprattutto vivere!

Gaia Borrelli

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