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È con un crollo notturno che ci saluta una casa antica fra Via Nicolardi e Via San Rocco. Se n’è andata via di notte, con la stessa discrezione che lo ha caratterizzato per tutti i suoi secoli di vita. Ha anche risparmiato vittime e danni, ma ha portato via con sé un piccolo pezzo di storia antica dei Colli Aminei.

L’unico suono che circonda le macerie della casa è un fruscio d’acqua che si avverte già in lontananza e ad ogni passo diventa più forte. Nelle immediate vicinanze sembra di stare vicino a un fiume in piena, poi entra nella testa come se da un momento all’altro dovesse scendere giù l’acqua di una cascata, pronta a travolgerti.

Non è ancora chiaro se questo rumore così insistente sia nato dalle acque ribelli di un vero fiume o se sia nato da una condotta esplosa dell’ABC.
A queste domande stanno provando a rispondere i tecnici del Comune, che oggi hanno cominciato le indagini partendo dalle fognature. I primi indiziati sono le piogge torrenziali degli ultimi giorni che, probabilmente, hanno dato il colpo di grazia alle fragili pareti del palazzo, stroncate da un cedimento del terreno. Ma non bisogna sottovalutare anche l’impatto che hanno avuto sulla struttura alcuni recenti lavori svolti sul viale di accesso alla casa: è stato infatti cementato un tratto in terra battuta che portava ai piedi del Ponte Vecchio di San Rocco, all’altezza proprio del Bellaria, che è forse l’ultimo corso d’acqua napoletano che scorre ancora in superficie.

L’unico dettaglio che può aiutare a ricostruire la storia del palazzo è una piccola targa posta su una parete non ancora crollata. Recita così: “Casa del Real Albergo de’ Poveri”. Quale sia il suo legame con la struttura di Piazza Carlo III è però un mistero.

La struttura, ad occhio, potrebbe avere più di due secoli, ma è stata sicuramente ristrutturata numerose volte. Per il resto, la sua carta di identità è perduta fra i fascicoli di chissà quale archivio. L’altro dettaglio è una fugace menzione nel “piano di dismissione immobiliare” del Comune di Napoli, segno che, con tutta probabilità, il palazzo era di proprietà pubblica, ma era abitato fino a poco tempo fa. E questo è dimostrato dal lavandino con le stoviglie poggiate sullo scolatoio e una scopetta dello Swiffer che guarda nel vuoto, appesa ad una mattonella del pavimento del primo piano.

Del soggiorno non rimane più nulla, se non una plafoniera attaccata alla parete principale, con due neon ancora intatti, e una parete nuda che mostra un quadro con un volto di donna disegnato a matita. Una casa che racconta la storia di abitudini e affetti dell’occupante che, presto, spariranno a causa delle piogge torrenziali dei prossimi giorni.

La fragilità e le pessime condizioni della struttura erano un fatto noto. E il 5 novembre è arrivata la prima avvisaglia di un crollo imminente: Via Vecchia San Rocco è stata parzialmente chiusa a causa dell’apertura di una grossa crepa in uno dei muri della casa. I lavori di messa in sicurezza e rimozione delle macerie, poi, sono stati ritardati a causa di uno sciopero.

Intanto la viabilità dei Colli Aminei, già da sempre congestionata, è completamente paralizzata: il ponte di Via Vecchia San Rocco era infatti un collegamento importantissimo fra l’area nord della città e il quartiere collinare e, con la sua chiusura, tutto il traffico è stato dirottato in zona Capodimonte.

Nel frattempo è arrivata anche un’altra triste scoperta: ai piedi della casa, nascosta nella boscaglia, c’era una enorme discarica abusiva.

E adesso attenzione: proprio di fronte alla casa crollata c’è il rudere di un altro palazzo abbandonato da tempi immemori. Quale altra storia ha da raccontare, prima che crolli?

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