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Accademia di Belle Arti di Napoli

In un piccolo slargo nel cuore di Napoli, vi sono due leoni di bronzo , posti a guardia di un grande palazzo. Non si tratta di un palazzo qualsiasi, infatti i due possenti animali difendono l’ingresso di un tempio. Di che tempio si tratta dunque? Di un tempio greco o romano? No niente del genere, si tratta di un vero e proprio “tempio dell’arte” , ovvero de L’Accademia di Belle Arti”.

La fondazione di questo eminente istituto si deve a Carlo di Borbone il quale, nel 1752, decise di creare l’Accademia per il Disegno che, inizialmente, era situata in locali attigui alla Chiesa di San Carlo alle Mortelle. Successivamente si decise di spostarne la sede nel Regio Palazzo degli Studi, diventato in seguito Museo Nazionale.

Col passare del tempo l’interesse per le discipline artistiche crebbe a tal punto che il Re Ferdinando IV decise l’istituzione dell’Accademia di Belle Arti che sarebbe stata trasferita nelle sale del convento di San Giovanni delle Monache. Tuttavia l’edificio fu utilizzato per l’attività didattica solamente dopo l’Unità d’Italia, infatti dal 1864 fu restaurato per adempiere alla sua nuova destinazione d’uso.

All’interno dell’Istituto vi è la cosiddetta “Galleria dell’Accademia”, la quale raggiunse la sua sistemazione attuale nel 1891, quando Filippo Palizzi divenne presidente della scuola. La galleria fu però inaugurata, a causa del protrarsi dei lavori, nel 1916, da Vincenzo Volpe, Presidente dell’Accademia dopo Achille D’Orsi, a sua volta successore di Palizzi, morto tre anni dopo il suo generoso lascito.

All’interno della Galleria sono esposti dipinti dal 1500 al 1800 (in gran parte provenienti dalla collezione Palizzi), disegni e acquerelli di artisti e maestri dell’Accademia come Giacinto Gigante e Pitloo; sono inoltre presenti anche lavori del Tiepolo.

Un altro luogo di grande interesse culturale e artistico è la “gipsoteca”, una galleria che ospita una grande varietà di calchi in gesso di altissimo pregio che riproducono in maggior parte statue dell’antichità classica. Nell’aula magna dell’Accademia si trovano invece i calchi del fregio del Partenone, i quali giunsero a Napoli nel 1820 come dono di Giorgio IV d’Inghilterra a Ferdinando di Borbone.

Tra le accademie italiane quella partenopea possiede il più ampio patrimonio museale, va inoltre giustamente ricordata anche per la sua raccolta di opere di arte contemporanea dei maestri che hanno operato nell’Accademia dal 1950 in poi.

L’Accademia di Belle Arti di Napoli si configura quindi come un bene artistico e culturale essa stessa, tesa non solo alla conservazione dell’antico ma anche fortemente proiettata verso il futuro.

-Gaia Borrelli

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  1. Avatar matanah
    matanah

    L’Accademia, che meraviglia! il cortile del chiostro con il Cinnamomum Canfora, credo l’unico rimasto a Napoli. Le aule di disegno dal vero, l’auletta del corso libero di nudo e la scritta sul muro della guardiola:”Gli Uccelli Che Volando Ci Cacano in Testa Hanno Capito Chi Siamo”, un monito a rimanere modesti anche dopo essere dichiarati Artisti. Che tempi!

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